di Giuseppe Salvaggiulo, edito da Aliberticastelvecchi, prefazione di Edmondo Berselli.
Interventi di: Matteo Renzi, Debora Serracchiani, Giuliano Da Empoli, Giuseppe Civati, Sergio Blasi, Arturo Scotto.
Questo libro avrebbe potuto chiamarsi il libro nero del Pd, ma avrebbe forse dato l'impressione di un brogliaccio qualunquista e antipolitico, come ce ne sono tanti. È invece un appassionato e amaro racconto di errori, di occasioni mancate, di false partenze che hanno caratterizzato la parabola e la crisi politica del partito.
È un ragionamento che lascia poco spazio a illusioni e delusioni: il mancato ricambio di leader e dirigenti e l'assenza di prospettiva per le voci nuove hanno fatto risaltare ancora di più un clima interno torvo e velenoso. Il vivace dibattito dei cittadini e degli iscritti sul web è rimasto del tutto inascoltato.
Lo Statuto del Partito Democratico conta 11.225 parole, 700 più della Costituzione Italiana.
Sono state prodotte centinaia di pagine di documenti, programmi, manifesti, codici, regolamenti, carte dei valori e della cittadinanza alternativamente inutili o inapplicate.
Una sovrastruttura normativa per coprire il vuoto di identità, organizzazione, credibilità, coerenza. La continua faida tra dirigenti Ds e Margherita ha mostrato chiaramente che i militanti e i cittadini sono affezionati all'unità del partito molto più dei colonnelli.
A cosa porterà tutto questo?
Alcune figure nuove stanno emergendo e chiedono a gran voce una completa trasformazione.
Da dove ripartire? Dai fondamentali, si sarebbe detto una volta.
Una sinistra esiste se ha un'identità politica, se difende il suo insediamento sociale dai venti della crisi economica e riesce a immunizzarlo dalla retorica populista sbandierata da Di Pietro o dalla Lega. Se riesce a rilanciare un'alleanza per la Costituzione e per la democrazia, una sfida per il governo della società.
I giovani ci sono, le idee anche, i militanti sono in movimento. Qualcuno li ascolterà?
Dicono del libro
«Troppo forte la delusione. Troppo modesti i risultati e i metodi di
quella che si presentava come una classe dirigente superiore. Questo
libro censisce con crudele obiettività gli errori, i fraintendimenti,
le astuzie mal calcolate, le scelte strumentali compiute per compiacere
ora i clan interni ora i media, ora un pubblico concepito secondo
schemi televisivi».
Dalla prefazione di Edmondo Berselli
«Veltroni è fuori. L'allenatore si gira verso la panchina e fa cenno
con il capo: su, Franceschini, tocca a te. E mentre il panchinaro si
scalda, davanti agli occhi di tutti scorrono i primi due anni di
tormentata esistenza del Pd, le lezioni da trarre, gli errori da non
ripetere. Perché la partita non è finita».